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Sky manda la Rai nel pallone
La domanda sorge spontanea: quale sarà il futuro del calcio? La risposta è molto semplice e fin troppo scontata: Sky. Ecco l’asso pigliatutto dei diritti calcistici, l’alchimista multimediale che è riuscito ad infilare il mondo del calcio in quella piccola scatoletta divenuta oramai l’oggetto del desiderio di milioni di sportivi italiani: il decoder.
E come se non bastasse ecco arrivare l’ultimo colpo da ko inferto alla Rai, ovvero l’acquisizione dei diritti per il prossimo mondiale di calcio 2006 che si disputerà in Germania. Se sul trono dall’alto del suo impero mediatico Rupert Murdoch gongola alla grande, il direttore generale della Rai Flavio Cattaneo maschera il suo attapiramento ventilando possibile intese con Sky.
Certo, alla tv di stato restano comunque tutte le partite della nazionale che saranno trasmesse in chiaro, oltre al match di apertura il 9 giugno a Monaco, le due semifinali, la finale per il terzo posto e quella per il titolo il 9 luglio a Berlino, ma resta il fatto che la svolta sia sicuramente di quelle epocali, di quelle che fanno e che faranno inevitabilmente discutere.
Non era mai successo fino ad oggi che i diritti di un campionato mondiale fossero interamente acquisiti da una tv privata e per di più a pagamento, anche se prima o poi si poteva immaginare che un’ ipotesi del genere fosse già stata inserita nei piani strategici del signor Murdoch.
Del resto Sky aveva già precedentemente strappato a viale Mazzini i diritti sul campionato di calcio e, pertanto, la successiva mossa verso l’acquisizione di quelli sul mondiale 2006 poteva essere evidentemente prevedibile e ad un passo dalla concreta realizzazione. E forse la Rai stessa sapeva già di non poter competere.
Si, perché qui entrano in ballo cifre da capogiro; secondo Sky il costo dichiarato dell’ operazione si aggira sui 45 milioni di euro, mentre alcune fonti di Viale Mazzini sostengono che alla fine il costo totale potrebbe arrivare a quota 78 milioni.
Ma a conti fatti chi saranno quegli italiani che guarderanno tutte le partite del mondiale? Saranno certamente gli stessi che già posseggono un decoder, quelli per cui l’astinenza da calcio è una cosa assolutamente impensabile, quelli che non solo la domenica ma tutti i santi giorni della settimana non si perdono una partita fosse pure quella tra scapoli e ammogliati. Insomma quei malati cronici ( si fa per dire ) del calcio che in Italia sono molti, ma che in ogni caso non costituiscono la totalità della popolazione.
Anche i dati di ascolto hanno sempre in effetti messo in evidenza che le partite più seguite restano sempre quelle della nostra nazionale o quelle più importanti come il match di apertura e le finali, partite che saranno comunque trasmesse in chiaro anche dalla Rai in base agli accordi.
In definitiva quindi al di la delle polemiche e delle discussioni di questi giorni, la novità in questione non andrà ad incidere tanto sulle abitudini degli italiani, quanto invece sulla immagine propria del calcio in Italia e dei media che lo supportano, una immagine che rispecchia il profondo cambiamento di questi ultimi anni nel loro approccio verso l’universo del pallone.
Un cambiamento che evidenzia sempre di più l’aspetto multimediale che l’evento calcistico oggi rappresenta per gli stessi media e per la mentalità con la quale da essi viene trattato. Non più inteso come un dovere di cronaca ma più specificatamente come un servizio da erogare, e come tale lecito quindi chiederne il pagamento.
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